Il lungometraggio è stato proiettato insieme a “Il mio vicino Totoro” di Miyazaki, sconvolgedo letteralmente il pubblico presente, e non è difficile capire perchè.
Trama:
Nella stazione Ferroviaria di Kobe, il 21 settembre 1945, un ragazzo muore tra l’indifferenza e il ribrezzo dei passanti.L’unica cosa che ha con sé è una scatola di latta al cui interno sono conservate delle ossa. Nel momento in cui il suo corpo viene rimosso e la scatola gettata compare lo spirito di una bambina, a cui quello del ragazzo si affianca. Comincia così il flashback degli ultimi mesi della loro vita.
Nel giugno del ‘45 il quartiere dove vive Seita (questo il nome del ragazzo) viene bombardato dagli aerei americani; le bombe incendiarie distruggono il quartiere, fatto quasi esclusivamente di abitazioni in legno.
Nel rogo che ne deriva rimane coinvolta anche la madre di Seita che si trovava al rifugio, quindi il ragazzo si trova a doversi far carico della sorellina Setsuko. Ed insieme si recano da una zia che abita non molto lontano. Inizialmente (anche a fronte delle prelibatezze che Seita, figlio di un ufficiale della marina militare, porta con sé) la zia si dimostra cordiale ed affabile, ma quando il cibo comincia a scarseggiare, il suo comportamento diventa sempre più aspro finchè i due ragazzini non decidono di andare via dalla casa della zia e costruirsi un rifugio sulle montagne.
I primi periodi trascorrono felicemente, ma senza un impiego che consenta entrate fisse e a causa della guerra e del razionamento delle provviste che ne deriva i due ragazzini si ritrovano ben presto senza cibo, Seita comincia a rubacchiare in giro e a saccheggiare le case distrutte; mentre Setsuko passa le giornate a lamentarsi. La bambina è denutrita e senza un’alimentazione costante il recupero è impossibile.
Seita a questo punto va a prelevare gli ultimi soldi rimasti sul conto della madre per comprare del cibo ed in quest’occasione viene a sapere che la guerra è finita, il Giappone ha perso, la flotta giapponese è stata sbaragliata dal nemico. È quindi molto probabile che anche il padre sia morto. Abbattuto da questa notizia ma deciso a tenere in vita la sorellina, acquista tutto quel che può con gli ultimi soldi; ma tornato al rifugio trova Setsuko agonizzante. Di lì a breve morirà.
La guerra è giunta alla fine, la vita ricomincia ma non per Seita che una volta cremata la sorellina si ritrova incapace di continuare a vivere, lasciandosi a sua volta morire di inedia.
Da allora sono passati molti anni e Kōbe è ora formata da moderni grattacieli, ma la sera sulla collina che sovrasta la città si possono ancora vedere Seita e Setsuko di nuovo insieme, seduti su una panchina circondati dalle lucciole.
Pensiero
È una storia triste, riesco a comprendere fin troppo bene lo sgomento dei primi spettatori che, dopo aver goduto di una fiaba qual è “Il mio vicino Totoro” di trovano di fronte alla lotta per la sopravvivenza che c’è alla base di una “Tomba per le lucciole”.É pur vero che la lotta per la sopravvivenza viene combattuta da due ragazzini totalmente impreparati ad affrontare le difficoltà della vita e la scatola delle caramelle rappresenta l’ultimo legame con la vita agiata che hanno condotto finora.
Seita e Setsuko sono infatti figli di un ufficiale e quindi privilegiati (basti pensare ai prodotti che sono riusciti ad ottenere in tempo di guerra, cosa impossibile per la gente comune); ma proprio per questo non riescono a superare la guerra. Seita, ad esempio, piuttosto che trovare un lavoro resta vicino alla sorellina, nella speranza del ritorno del padre che sistemi tutto portando così entrambi alla morte.
Concludo riportando le parole di uno spettatore :
“I due protagonisti sono fragili come le lucciole, perchè provengono da un ambiente agiato. Questa storia non si sarebbe fatta se avessero avuto la forza vitale degli scarafaggi”
Giudizio finale:
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